2015-01-10 21.54.22Ho ucciso il diavolo.

Quando per una volta il sapere di non esserci mi ha provocato piacere. Un pallone, un gioco presuntuoso e si è già adulti. Quanto avrei voluto dire ed ho taciuto, tanto avrei voluto fare e non ho fatto.

Ho ucciso il diavolo.

Diciotto anni, la disperazione di un padre non è una resa. Un treno parte, il pianto di una madre non è abbandono. Ho affidato la mia vita ad un migliore amico che ancora non avevo conosciuto.

Ho ucciso il diavolo.

Quando la tristezza prevaricava la mia mente ed ancora sorridevo. Ho lasciato una donna infedele, senza dirle di saperlo e senza rancore.

Ho ucciso il diavolo.

Conservando di tutto le cose belle, quasi dimenticando le brutte. Innanzi ad un referto medico ho immaginato un tramonto da cartolina.

Ho nascosto i dischi contraffatti di un ambulante di colore, sostenendo fossero miei, per paura l’arrestassero. Quante botte ho preso. Ho ucciso il diavolo. Io che di musica latinoamericana non avevo mai ascoltato un brano in vita mia.

Ho ucciso il diavolo.

Quando ho pesato le delusioni del mio giorno ed ho pensato che a qualcuno era andata ancora peggio. Riemerso da un mare malinconico, mi sono sentito asciutto.

Ho ucciso il diavolo.

Uscito da un inferno di aule, ho aiutato un’anziana a rincasare, distraendomi col suo sorriso grato.

Ho ucciso il diavolo.

Quando la tensione mi ha tolto la fame e la stanchezza esiliato a letto. Ho dormito, sognando altalene ed un prato di farfalle. Lontano da casa per una doccia calda, fuori dal mondo per non mostrare lacrima. Mi sono sentito solo eppure quanta gente non smetterò mai di ringraziare.

Ho ucciso il diavolo.

Quando riflettendo sui detrattori del mio ego smisurato, ho realizzato avessero ragione ad essere andati via, avrei fatto la stessa cosa.

L’ho ucciso.

Innanzi ad una scelta ho rimuginato su quanto avessi perso ma ho gioito perché comunque oh come mi ero divertito. Ho creduto a coloro che mi avevano fatto sentire speciale e mi è bastato spostare il cuore un po’ più in la per intuire che comportamenti e considerazione, a volte, erano stati uguali per tutti. Allora ho ucciso il diavolo perché, soppiantando tanta ipocrisia, ho capito che ognuno è speciale a modo proprio.

Ho imparato a stare fra gli uomini e credevo di farlo per bene. Non mi è stato riconosciuto nulla ed in quel momento ho nuovamente ucciso il diavolo. Perché mi sono convinto che c’è sempre un “meglio da fare”, da sovrapporre all’invidia e senza bramare di primeggiare, affamato di potere.

Al mio compagno di banco e di avventura ho regalato una rosa per un compleanno, lo stesso fiore che ho poggiato sulla sua lapide. Ho ucciso il diavolo con tutto me stesso perché è proprio vero, la morte non divide nulla.

Ho conosciuto la slealtà in ogni sua forma e, mio malgrado, ho scoperto che il male più grande lo ricevi dal verso cui hai indirizzato il tuo bene. Dunque l’ho ucciso quando, analizzando la violenza della mia reazione, ho provato brividi di commozione.

Nei miei giochi da bambino osservavo ci fosse qualcuno che non vinceva mai. Ho ucciso il diavolo, imbrogliando per dare gioia. Ancora oggi avermi battuto rappresenta un vanto ed io non rivelerò mai la verità.

Chilometri sotto il diluvio per una ragazza e senza alcuna risposta. Ho ucciso il diavolo perché nel tragitto di ritorno mi sono ripetuto “devo pure ringraziarla questa stolta!” Chi non ha mai lanciato i propri passi sotto la pioggia e fra i profumi del temporale, non può capire.

Ho ucciso il diavolo.

Quando nella burrasca l’unica via era uscire dall’angolo. Il pensiero andava al candore della mia stanza, dove fra fate e folletti mi sono sentito un vero Principe.